ICCOM Friends

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Giancarlo De Luca – Deen Torino

In collaborazione con Deen Torino

ICCOM Friends – Giancarlo De Luca e Deen Torino, ICCOM

 

IMPEGNO, TESTA ALTA E FIDUCIA NEL PROGETTO AZIENDALE, NONOSTANTE TUTTE LE DIFFICOLTA’: DEEN TORINO

 

Deen Torino è una realtà produttiva nella zona industriale di Venaria Reale ai confini di Torino.
Fino a pochi anni fa era GNG srl, poi è stata acquisita e rilanciata da
Deen Engineering spa di Umbertide (Perugia) tramite un processo virtuoso che ha sempre tutelato i lavoratori e la qualità.
Cliente Iccom dal 2016, insieme abbiamo realizzato un progetto che ha sfruttato le migliori tecnologie trasmissive presenti in zona: siamo partiti con le ADSL aggregare, ora passiamo alle FTTH.
Dialogo con il responsabile di Deen Torino, Giancarlo De Luca.

D = Tra cali di mercato, riassetti aziendali, eventi esterni vari come COVID, guerre, aumento dei materiali, acquisti e riacquisti da entità varie … come è sopravvissuta questa azienda?

G = L’ex GNG era una struttura in crescita che stava evolvendo molto rapidamente, ma non è sopravvissuta per cause che sono emerse dopo: ha avuto una serie di problematiche di carattere gestionale e amministrativo, un calo di ordini dovuto ad una contrazione del mercato e non è riuscita più a far fronte agli investimenti e alla crescita di personale avviata negli anni precedenti.

Però noi siamo rimasti grazie all’intervento dell’azienda umbra (Deen Engineering SPA) che ha affittato il ramo d’azienda per poi acquistarlo e in qualche modo l’ha fatta sopravvivere. Deen Engineering stava cercando di aprirsi al mercato estero e ciò poteva avvenire solo procurandosi asset (risorse tecniche e umane) che fossero interessanti per grandi clienti del mercato Europeo; GNG è stata l’occasione che le ha permesso di ottenere questo obiettivo e di, aspetto non trascurabile, salvare un’azienda in crisi.

Deen Engineering è un’azienda decennale che opera nel campo degli stampi per la deformazione della lamiera a freddo, ma ha delle esperienze e delle apparecchiature più piccole e quindi può produrre stampi di dimensioni più piccole e non è quindi appetibile per clienti come Audi e Volkswagen.

Per diventarne fornitore diretto devi avere determinate caratteristiche, sia come dimensioni della struttura che come presentazione della struttura stessa: avere un’organizzazione, delle certificazioni, dei sistemi evoluti e importanti.

GNG ce l’aveva, Deen Engineering ha trovato questa opportunità e l’ha sfruttata avviando una collaborazione nata con l’affitto di ramo e successivamente con l’acquisto.

Tra l’altro l’investimento fu fatto in un momento storicamente complicatissimo: tutto il progetto è partito prima del COVID a fine 2018. Il 2019 è trascorso relativamente bene con tutta una serie di progetti che poi sono stati frenati dalle problematiche 2020 e 2021.

Grazie al fatto che è un’azienda solida e che c’è stato solo un blocco temporaneo delle attività, perché gli ordini sono continuati ad arrivare, è riuscita a restare sul mercato.

Anzi abbiamo avuto una chiusura limitata nel tempo, con un minimo ricorso alla cassa integrazione nel 2020 grazie a contratti in essere con clienti che lavoravano per aziende del settore agricolo.

D = Facendoti portavoce di tutti i lavoratori di Deen, come si va avanti con il pensiero di sconvolgimenti così grandi, cos’è che ti porta tutti i giorni al lavoro? Qual’è la forza che ti porta avanti?

G = Il credere nel progetto, nel senso che se vivi l’azienda quasi come se fosse tua, dal punto di vista del lavoratore, in quella situazione lì hai due possibilità: o molli perché non puoi o non vuoi andare avanti oppure insisti rischiando anche in prima persona per superare criticità e imprevisti.

Una parte delle persone è andata via; c’è chi va via perché è oggettivamente impossibilitato a rimanere perché lo stipendio non arriva, c’è la crisi in vista,… devi in qualche modo salvarti e lo fai.

Altri invece che potrebbero resistere, magari, non lo fanno perché non credono più nel progetto e perché non credono nell’azienda in cui lavorano.

Invece chi rimane supera con gli sforzi necessari le problematiche che incontra perché vuole andare avanti e sposa il progetto dell’azienda.

E questo lo puoi fare, secondo me, solo se quando vai a lavorare ci vai pensando che lavori per l’azienda e non solo per portare a casa lo stipendio, cosa naturalmente importante per vivere dal punto di vista economico, però è una conseguenza.

D = Cos’è Deen Torino? Quanti siete e qual è il tuo ruolo?

G = Deen Torino è l’azienda che nasce con l’obbiettivo di affittare il ramo d’azienda GNG per poi acquistarlo, cosa che ha fatto tra mille difficoltà; è in forte evoluzione perché la casa madre porta il proprio modello produttivo in questa azienda e l’obiettivo che oggi ha l’azienda Deen è quello di rendere la struttura di Torino un modello di funzionalità e di qualità adeguato per presentarsi sul mercato estero in modo impeccabile. Non perché si vuole essere migliori degli altri, ma semplicemente per potersi presentare…

D = Quella è la lingua che parlano in giro per l’Europa …

G = Esatto. Anche in Italia se parlassimo una lingua che è quella che ci chiedono e noi la chiedessimo a nostra volta ai nostri fornitori, forse in questa catena virtuosa le cose potrebbero migliorare piuttosto che rimanere statiche o peggiorare.

Stiamo rivedendo l’organizzazione e tutta una serie di aspetti: qui a Torino abbiamo già preso quattro certificazioni, la ISO 9001 – 14001 – 45001 e anche la certificazione TISAX che è la certificazione internazionale che viene richiesta dalle case automobilistiche estere, in particolare quelle tedesche, per garantire principalmente i processi legati al settore IT e oggi siamo una struttura composta da circa 30 persone.

Puntiamo molto sui giovani: stiamo assumendo figure che arrivano dal professionale perché crediamo che soltanto puntando sui giovani si possa riuscire a proiettarsi nel futuro e dall’altra parte cerchiamo anche persone di esperienza, se non le abbiamo già all’interno, che vogliano sposare il nostro progetto.

A noi non interessa la persona di esperienza che sa lavorare bene, ma tiene quella capacità per sé stesso.
Ci interessa che regali la sua esperienza alle persone con cui collabora e deve farlo con i giovani.

Il mio ruolo all’interno dell’azienda è quello che viene genericamente etichettato come Controller e investe, attualmente, la direzione dell’area IT, HR e SGI (temi su cui ho maturato esperienze nel corso degli oltre 30 anni di attività che ho alle spalle).

Inoltre, avendo seguito la due diligence nelle fasi di affitto e acquisizione ho avuto modo di partecipare alla startup della società e oggi rappresento il principale elemento di collegamento tra il passato e il futuro dell’impresa in costruzione.

Abbiamo assunto dal politecnico di Torino due neolaureati che sto seguendo direttamente, uno sul fronte IT e l’altro sul fronte qualità ed è stata una scelta interessante e forse con un po’ di fortuna. Uno ha origini indiane e l’altro libanesi, si sono laureati qualche anno fa e ci stanno seguendo in questo progetto con l’entusiasmo giusto per andare avanti.

D = Riguardo ai giovani, quello che vedo anche nel nostro campo è la freschezza delle idee, competenza e capacità di imparare e voglia di imparare, che sono le basi perché se manca quello non riesci a lavorare.
Nel momento in cui iniziano a lavorare e c’è da tirare fuori delle idee, le tirano fuori.
È anche un’attività che serve a loro e questo mi è capitato di sentirlo in tantissime altre aziende, se fossero spronati a tirar fuori delle idee…

G = Secondo me, in molti casi, il problema grosso è che c’è staticità nelle aziende e nelle persone che in qualche modo dovrebbero dar loro delle chance. Perché se tu li metti a lavorare, gli dai la possibilità di esprimersi, come tutti faranno degli errori, diranno delle cose, però tra tutte queste invece c’è qualcosa di buono che viene fuori, però bisogna farli lavorare e crescere.

D = Parlando invece della fascia over 50 hai detto una cosa molto interessante.
Anche noi in Iccom abbiamo attualmente un collaboratore in assistenza tecnica che è del ’43.
Lo spirito è quello: totale dedizione all’azienda, ma con i vantaggi che non ha avuto in 50 anni di lavoro altrove, dal punto di vista dei ritmi. Mette a disposizione le sue conoscenze ed interagisce con due persone che hanno meno di 23 anni in maniera perfetta.

G = Quello secondo me è il miglior modo per catturare e acquisire informazioni da chi ha maturato l’esperienza che altrimenti andrebbe persa.

D = Cosa ha fatto Iccom per voi? Abbiamo sfruttato le tecnologie esistenti, le infrastrutture che c’erano; siamo partiti da una situazione molto arretrata nel 2016.

G = Io credo che se oggi noi siamo qui e ne stiamo ancora parlando sia la conseguenza del fatto che Iccom ha realizzato più che abbastanza. È stato fatto tutto quello che a noi, in quel momento, serviva e con cui tutt’oggi stiamo lavorando.

Ci siamo conosciuti quando io sono arrivato in GNG da un’esperienza trentennale di management nel campo IT e sono cresciuto in quell’ambito.

Qui c’era da realizzare un’infrastruttura IT partendo da zero perché GNG era esattamente come il territorio circostante dal punto di vista tecnologico, cioè molto vicina allo zero.

Qui c’era la necessità per come stava crescendo e si stava sviluppando GNG di avviare un progetto ex novo per creare l’infrastruttura IT.

Conosco voi perché avevo bisogno di connettività e di networking in un’area arretrata, in GNG c’era una connettività venduta dai grossi fornitori con costi elevatissimi e servizi del tutto inutili all’azienda.

Insieme a voi abbiamo costruito questo progetto che tutt’ora va avanti e che ci ha consentito di realizzare un’infrastruttura di connettività e networking importante e di presentarci al mercato estero per cui direi che è stato un bell’incontro.

D = Come descriveresti l’interazione di Deen Torino con le città di Torino e Venaria? Quanto voi siete a Torino, quando vi sentite a Torino e quando collaborate con la città?

G = Intanto Deen oggi è a Torino o meglio a Venaria con la forte volontà di esserci e rimanerci ed è l’azienda madre che ha consentito agli operai, ai dipendenti ed alla struttura che c’era prima di continuare ad esistere; diversamente, molto probabilmente, GNG sarebbe fallita o (forse) sarebbe stata comprata da qualche altra azienda più interessata agli asset che alla produzione.

Sono venuto in contatto con diverse figure che giravano intorno al “futuro cadavere” di GNG e Deen è stata l’unica che ha mostrato interesse alla produzione e non alla struttura in sé, tant’è che ha cercato non solo gli asset, ma anche le risorse. In tutto il progetto da quando è nato si è operato con l’obiettivo di salvaguardare le risorse umane. Chi è andato via lo ha fatto perché voleva andarsene e quindi io credo di poter dire che Deen ha dato a Torino sicuramente la possibilità di continuare ad esserci perché, altrimenti, questa struttura non ci sarebbe più stata.

In cambio Deen, grazie alle persone che lavorano e che stanno continuando a portare avanti il progetto, acquisisce le risorse tecniche ed umane che le stanno consentendo di accedere un po’ alla volta al mercato estero.

Oggi la vera sfida è riuscire a rimanere in piedi. Molte aziende stanno chiudendo o delocalizzando, anche realtà come la nostra. La sfida oggi è riuscire a rimanere vivi soprattutto con la crisi energetica.

D = Deen ha fatto un regalo a Torino mantenendo la struttura e di conseguenza le persone che ci lavorano; il sistema Torino ha ringraziato in qualche modo? È presente? Lo sentite?

G = Si, è presente nei fornitori che danno una mano ad andare avanti, quelli direttamente collegati alla produzione che ti devono dare il materiale.

Soprattutto in certi casi in cui avrebbero potuto chiuderci la porta in faccia … potevano anche non credere nel progetto perché chi si presentava era sempre la stessa persona invece han capito che effettivamente era cambiata l’aria, la struttura, era arrivata un’altra azienda con un altro modo di fare.

Oggi se ci troviamo in crisi, in difficoltà come tante altre aziende, non è per una cattiva impostazione del lavoro, non è per una cattiva amministrazione, ma semplicemente perché il mercato che c’è intorno è critico Quella che viviamo è una situazione in cui i fornitori di energia elettrica ti mandano le disdette, aldilà dell’insolvenza, per chiudere contratti quadro non più convenienti rispetto alle condizioni di mercato.

Però il tema di fondo è che queste bollette di adesso non sono pagabili da nessuno.

Per quanto tempo si può andare avanti a sostenere bollette di cinque volte superiori a quelle di inizio anno, ammesso che abbia senso farlo.

O cambiano le cose oppure tutti questi bellissimi progetti non si potranno realizzare, quindi tornando a una delle domande che mi hai fatto prima: devi comunque continuare a credere nel progetto.

ICCOM Friends – Giancarlo De Luca e Deen Torino, ICCOM
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